Leonardo BALBI, un Artista imprestato al Fashion
Balbi non vanta una tradizione famigliare di artisti o designer, lui può vantare, però, di essere un self made man di successo. Fin da ragazzo si appassiona al disegno e alla pittura: il suo è uno sguardo mai sazio di esplorare le infinite possibilità espressive. Con un acuto senso estetico e un innato buon gusto.
Frequenta un percorso formativo artistico ed approda all’Accademia di Brera: sono gli anni ’70 , quelli del boom economico e dei fermenti in ogni ambito artistico. Balbi espone le proprie opere in una fiera di provincia e viene notato da un industriale che gli compra due quadri e gli propone una collaborazione come designer di occhiali. A quel tempo era questa una figura sconosciuta e Leonardo è titubante all’idea di abbandonare gli studi accademici per intraprendere una strada così nuova da non offrirgli esempi da seguire. D’altra parte è proprio il suo spirito pioneristico a tentarlo e suo papà, che lo conosce bene, lo incoraggia a provare.
Nasce così il percorso fashion di Leonardo: venti anni d’oro prima come dipendente, poi come libero professionista. In quegli anni il panorama delle politiche aziendali dell’alta moda si è trasformato, allargando la propria attenzione ai dettagli accessoriali dell’abbigliamento. E tuttavia le griffes non sono ancora autonome nella produzione e si affidano a ditte specializzate. In questo ambiente Balbi fa propria un’importante esperienza professionale che coniuga la conoscenza tecnica di tutta la filiera produttiva a una solida competenza per quanto riguarda forme, colori, materiali… E’ un oceano di stimoli in cui il nostro artista nuota come se fosse il proprio elemento naturale. Non c’è scissione tra la creatività dell’artista e l’attenzione alle tendenze moda, ma un costante adattamento interpretativo che ne fa il più richiesto designer dai brand di tutto il mondo. Sono gli anni ’80 e ’90 in cui si parla ancora direttamente coi responsabili a tu per tu e il made in Italy si impone dal progetto grafico al prodotto finito. Leonardo decide di puntare tutto sulla sua abilità e organizza due laboratori, impiegando un certo numero di dipendenti. Finchè… Siamo nel 2004 e Balbi è pronto ad una nuova avventura. Il successo come designer gli ha permesso di coltivare la pittura senza assilli economici e ora dipinge per il piacere di dare sfogo ad una vena creativa che aspetta da tempo di essere liberata.
Il palcoscenico ideale, per lui che ama i gesti ampi, è un ambiente sul modello dei grandi loft degli artisti americani, e la dea bendata questa volta gli dà una grossa mano: negli spazi dell’antico salumificio mantovano, locali ariosi posti a ridosso della Biblioteca Baratta, trova realizzazione il suo sogno. Chi passa a trovarlo trova Leonardo che si misura con tele imponenti poste su giganteschi cavalletti o intento a produrre opere affascinanti che sfidano la terza dimensione. Senza mai rinunciare a soluzioni inedite, Balbi è passato dalle piccole dimensioni di un occhiale alle tele esuberanti di colore o a strutture rigide e sagomate che riverberano i riflessi di metalli preziosi.
Lui accoglie tutti con un sorriso.
di Mara Pasetti