IL MAESTRO ROBERTO CAPUCCI E MEGLIOMANTOVA PER PALAZZO D’ARCO
IL MAESTRO ROBERTO CAPUCCI E MEGLIOMANTOVA PER PALAZZO D’ARCO
Questa bottiglia ad edizione limitata è il frutto di una spontanea sinergia tra aziende e persone che hanno in comune l’amore per una splendida città, Mantova e che, allo scopo di diffonderne l’immagine, hanno fondato il Comitato Meglio Mantova.
Continuando una tradizione inaugurata lo scorso anno, questa bottiglia di ottimo Spumante è decorata da un’etichetta davvero speciale, da collezione. Il m° Roberto Capucci, di recente ospite a Mantova con una mostra dei suoi celebri abiti e bozzetti, ha concesso l’utilizzo di un suo disegno del 1960 per un costume teatrale .
Il ricavato delle liberalità raccolte grazie a questa bottiglia sarà consegnato alla Fondazione Palazzo D’arco per contribuire all’allestimento dell’arch. Roberto Soggia di una saletta che ospiterà alcuni pregevoli antichi arredi donati dalla famiglia Cavriani.
Una sinergia tra personalità creative che, ancora una volta, dimostrano di essere sensibili ad arricchire e sostenere il patrimonio artistico di questa città: che è patrimonio Unesco dell’umanità e Capitale italiana della Cultura 2016.
Palazzo d’Arco e i lavori di restauro
Il Palazzo fu eretto a partire dal 1784 su impulso di un ramo della nobile famiglia trentina dei D’Arco che si era stabilmente insediato a Mantova dal 1740. Dopo l’acquisizione della dimora dei conti Chieppo, il conte Giovanni Battista Gherardo d’Arco pensò di trasformare il palazzo seguendo i dettami del neoclassicismo ispirato all’opera di Andrea Palladio. L’opera d’edificazione fu affidata all’architetto Antonio Colonna. Come risultato finale è stato prodotto un notevole esempio di residenza aristocratica ricca di arredi e di dipinti, forte di una libreria e una collezione naturalistica, di un giardino racchiuso da una esedra sul quale si affaccia un’ala cinquecentesca con lo straordinario ciclo pittorico della Sala dello Zodiaco, opera del Falconetto, eseguita attorno all’anno 1515. Il complesso architettonico che si affaccia sulla omonima piazza, proseguiva a sinistra con l’edificio delle scuderie oggi trasformato nel Teatrino d’Arco, sede dal 1946 della Accademia Teatrale Francesco Campogalliani[1] fondata da Ettore Campogalliani.
Nel palazzo dimorò anche il conte Carlo d’Arco (1799-1849), storico e collezionista di documenti. Ricoprì la carica di podestà di Mantova dal 1847 al 1848.
L’ultima esponente della famiglia, deceduta nel 1973, la signora Giovanna dei conti d’Arco Chieppio Ardizzoni, marchesa Guidi di Bagno costituì la Fondazione d’Arco. Con testamento del 1956 dispose, che alla sua morte, tutti i suoi beni, compreso il Palazzo e le raccolte in esso contenute (erbario, pinacoteca, archivio, biblioteca, strumenti musicali, arredi, armi), divenissero un pubblico Museo. Particolarmente ricca è la pinacoteca con dipinti di Niccolò da Verona, Luini, Magnasco, Frans Pourbus il Giovane, Van Dyck e un ciclo pittorico di Giuseppe Bazzani.
Palazzo D’Arco, recentemente restaurato, e il suo sorprendente giardino sono un mirabile esempio di residenza aristocratica.
La sala che verrà allestita con il ricavato delle liberalità, destinata nella prima metà del Novecento a camera da letto per gli ospiti, si trova al primo piano, nell’ala nord-est del Palazzo e nel percorso museale vi si accede dalla Sala delle Raffigurazioni Sacre.
Gli interventi eseguiti hanno interessato l’intera sala, comprendendo gli intonaci, le decorazioni a stucco del soffitto, il pavimento e l’impiantistica. Il lavoro più impegnativo è stato il consolidamento del bel soffitto, tutto decorato a stucco con motivi neoclassici raffinati ed eleganti: mediante rondelle, viti e ponti di acciaio inox si sono ancorate le porzioni degradate di canniccio intonacato al supporto ligneo soprastante. Alle pareti invece si è proceduto al lievo delle porzioni di intonaco distaccate e alla loro integrazione con malta di calce idraulica naturale. È infine seguita la tinteggiatura a tempera e la ripresa pittorica delle parti decorate. Anche l’intervento di pulizia profonda al pavimento in listelli di legno ha contribuito alla restituzione di un’immagine rinnovata e ariosa della sala. Dal punto di vista dell’impiantistica si è proceduto alla messa a norma dell’impianto elettrico e antincendio. Il bellissimo lampadario a mongolfiera dorato è stato restaurato e adattato a luce, ritornando a risplendere.